Jack DeJohnette, nato l’8 agosto 1942 a Chicago, è uno dei musicisti più influenti e versatili nella storia del jazz. Con una carriera che abbraccia più di cinque decenni, DeJohnette si è affermato come batterista, pianista e compositore di primo piano, collaborando con alcune delle più grandi figure della musica e contribuendo in modo significativo allo sviluppo del jazz contemporaneo. La sua capacità di fondere tradizione e innovazione, unita a un inconfondibile senso del ritmo e della melodia, ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale mondiale.
Le Radici: Un Talento Precoce a Chicago
Jack DeJohnette è cresciuto a Chicago, una città con una ricca tradizione musicale e culturale. Sin da giovane, è stato immerso in un ambiente artistico stimolante. Il suo primo approccio alla musica avvenne attraverso il pianoforte, che iniziò a studiare all’età di quattro anni. Questo strumento rimase una parte fondamentale della sua formazione musicale, influenzando profondamente il suo stile di batterista.
Il suo background pianistico ha conferito a DeJohnette una sensibilità unica, permettendogli di pensare come un melodista anche quando suona la batteria. Durante l’adolescenza, cominciò a suonare con diversi gruppi locali, esplorando vari generi musicali, dal blues al R&B, al jazz. Questa esperienza eclettica gli permise di sviluppare una versatilità che sarebbe diventata uno dei tratti distintivi della sua carriera.
Nel periodo in cui frequentava la South Shore High School di Chicago, DeJohnette fu fortemente influenzato dai grandi nomi del jazz come Max Roach, Elvin Jones e Art Blakey, batteristi che avrebbero poi plasmato il suo stile. Tuttavia, la sua vera evoluzione artistica avvenne negli anni ’60, quando si trasferì a New York, la capitale mondiale del jazz.
Gli Anni ’60: L’Inizio di una Carriera Brillante
Il trasferimento a New York segnò l’inizio della carriera professionale di Jack DeJohnette. Qui, ebbe l’opportunità di suonare con musicisti del calibro di John Coltrane, Sonny Rollins e Charles Lloyd. La collaborazione con Charles Lloyd fu particolarmente significativa; DeJohnette entrò a far parte del quartetto di Lloyd nel 1966, contribuendo a creare un sound innovativo che univa jazz, folk e influenze orientali. Il gruppo raggiunse una vasta popolarità, esibendosi in festival importanti come il Monterey Jazz Festival e registrando album di successo come “Forest Flower”.
Tuttavia, fu la sua collaborazione con Miles Davis che lo catapultò definitivamente nell’olimpo del jazz. Nel 1968, DeJohnette fu invitato a unirsi al gruppo di Davis, partecipando a una delle fasi più creative e rivoluzionarie della carriera del celebre trombettista. L’album “Bitches Brew”, registrato nel 1969, è uno dei lavori più importanti di questo periodo e rappresenta un punto di svolta nel jazz, introducendo elementi di rock, funk e musica elettronica in un contesto jazzistico.
DeJohnette non solo contribuì con la sua abilità tecnica e creatività, ma giocò anche un ruolo fondamentale nello sviluppo del cosiddetto “jazz fusion”. La sua batteria, con ritmi complessi e strutture poliritmiche, era perfetta per l’approccio sperimentale di Davis. Questo periodo segnò una svolta nella carriera di DeJohnette, consolidandolo come uno dei batteristi più innovativi della sua generazione.
Gli Anni ’70: Versatilità e Successo Solista
Dopo aver lasciato il gruppo di Miles Davis all’inizio degli anni ’70, Jack DeJohnette iniziò a concentrarsi sulla sua carriera solista. Nel 1972, fondò il gruppo “Directions”, con cui esplorò nuovi territori musicali, mescolando jazz, rock e musica d’avanguardia. Questo progetto evidenziò la sua capacità di innovare costantemente e di non accontentarsi mai dei confini stilistici esistenti.
Durante questo periodo, DeJohnette collaborò con una vasta gamma di artisti, dimostrando la sua incredibile versatilità. Lavorò con musicisti come Freddie Hubbard, Stan Getz, Alice Coltrane e Michael Brecker, contribuendo a una serie di album che oggi sono considerati capolavori del jazz moderno. Tra questi, spiccano “Gateway” (1975) con John Abercrombie e Dave Holland, un lavoro che unisce improvvisazione jazz e strutture rock, e “New Directions” (1978), che continua ad esplorare i limiti del jazz attraverso l’uso innovativo di suoni elettronici.
Ma il progetto più significativo di questo decennio fu la formazione del gruppo “Jack DeJohnette’s Special Edition” nel 1979. Questo ensemble, che includeva musicisti di grande talento come David Murray, Arthur Blythe e Chico Freeman, divenne rapidamente uno dei gruppi più innovativi della scena jazz. L’album omonimo “Special Edition”, pubblicato nello stesso anno, fu acclamato dalla critica per il suo audace mix di jazz tradizionale e avanguardia, segnando un altro punto di svolta nella carriera di DeJohnette.
Gli Anni ’80 e ’90: La Collaborazione con Keith Jarrett e l’Espansione Musicale
Negli anni ’80, Jack DeJohnette iniziò una delle collaborazioni più fruttuose della sua carriera: quella con il pianista Keith Jarrett e il bassista Gary Peacock. Il “Keith Jarrett Trio” è considerato uno dei gruppi più influenti nella storia del jazz, e DeJohnette è stato una parte essenziale di questo successo. Il trio era noto per la sua capacità di reinventare standard jazz attraverso un’interazione musicale telepatica e una profondità espressiva senza pari.
Album come “Standards, Vol. 1” (1983), “Standards Live” (1986) e “Changeless” (1989) sono testimonianze della straordinaria chimica musicale tra Jarrett, Peacock e DeJohnette. Le performance del trio erano caratterizzate da un’incredibile libertà improvvisativa, dove ogni musicista contribuiva in egual misura alla creazione di un’esperienza musicale unica. DeJohnette, con il suo stile di batteria fluido e dinamico, era la forza motrice che sosteneva e arricchiva le improvvisazioni del trio.
Parallelamente al lavoro con Jarrett, DeJohnette continuò a esplorare nuovi orizzonti musicali come leader. Negli anni ’90, pubblicò album come “Parallel Realities” (1990), un lavoro che unisce jazz e world music, e “Music for the Fifth World” (1992), che esplora influenze etniche e sonore da tutto il mondo. Questi progetti dimostrano la sua continua ricerca di nuove forme di espressione e la sua capacità di adattarsi a diversi contesti musicali senza perdere la sua identità artistica.
Il XXI Secolo: Un Artista in Continua Evoluzione
Anche nel XXI secolo, Jack DeJohnette ha continuato a essere una figura centrale nel mondo del jazz. Nonostante l’età, la sua creatività e il suo desiderio di esplorare nuovi territori musicali non si sono mai affievoliti. Ha collaborato con artisti come Esperanza Spalding, Ambrose Akinmusire e Lionel Loueke, dimostrando una continua capacità di rinnovarsi e di rimanere rilevante nel panorama musicale contemporaneo.
Nel 2012, ha ricevuto il prestigioso premio NEA Jazz Masters, il più alto riconoscimento per un musicista jazz negli Stati Uniti, a testimonianza del suo enorme contributo alla musica. Lo stesso anno, ha pubblicato l’album “Sound Travels”, che include collaborazioni con giovani talenti e riflette il suo continuo interesse per la fusione di generi e culture.
Uno degli aspetti più ammirevoli della carriera di DeJohnette è la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti nel mondo della musica senza mai rinunciare alla sua visione artistica. La sua batteria, caratterizzata da un mix di tecnica impeccabile, innovazione e sensibilità, continua a ispirare musicisti di tutte le generazioni.
L’Eredità di Jack DeJohnette
L’influenza di Jack DeJohnette sulla musica jazz e sulla batteria moderna è incommensurabile. La sua capacità di fondere tecniche tradizionali con approcci innovativi, il suo spirito collaborativo e la sua incessante ricerca artistica hanno fatto di lui una figura chiave nello sviluppo del jazz contemporaneo.
Attraverso le sue collaborazioni con leggende come Miles Davis, Keith Jarrett, Herbie Hancock e tanti altri, DeJohnette ha contribuito a creare alcune delle musiche più iconiche del XX secolo. Ma il suo contributo va oltre le singole collaborazioni: ha aperto nuove strade espressive, ampliando i confini del jazz e ispirando generazioni di musicisti a esplorare e a innovare.
Nonostante una carriera che abbraccia più di cinque decenni, Jack DeJohnette continua ad essere un artista attivo e innovativo. La sua musica non è solo un riflesso della sua maestria tecnica, ma anche un’esplorazione continua dei limiti del jazz. Con una vita dedicata alla musica e una discografia che abbraccia una vasta gamma di stili e influenze, DeJohnette rimane un pilastro del jazz moderno, un musicista il cui lavoro continuerà a influenzare e ispirare per molte generazioni a venire.