Liam e Noel sul palco insieme nel 2008 (Rex Features)
L’annuncio della reunion degli Oasis dopo 15 anni ha inevitabilmente sollevato interrogativi sulla reale motivazione dietro questa mossa. La notizia, divulgata oggi, ha acceso immediatamente l’interesse dei media e dei fan, ma c’è chi rimane scettico su quanto sia sincero questo ritorno, vedendolo più come un’operazione commerciale piuttosto che un tentativo artistico genuino.
15 Anni di Silenzio. O era opportunismo?
Dopo lo scioglimento nel 2009, i fratelli Liam e Noel Gallagher hanno seguito carriere soliste, senza però eguagliare l’iconicità e il successo degli Oasis. Se da un lato Liam ha continuato a esibirsi con concerti che includevano i grandi successi della band, Noel si è concentrato su progetti come Noel Gallagher’s High Flying Birds, esplorando nuove sonorità ma senza mai allontanarsi troppo dall’ombra del passato.
In molti vedono questa reunion come una mossa che sfrutta l’eredità dell’era Britpop, quando canzoni come Wonderwall e Don’t Look Back in Anger dominavano le classifiche. Nonostante i tentativi solisti, è innegabile che entrambi i fratelli abbiano goduto dei successi passati senza riuscire a creare qualcosa di altrettanto iconico negli ultimi 15 anni.
Una Manovra Commerciale Travestita da Reunion?
L’annuncio della reunion arriva in un momento storico ben preciso: il pubblico è affamato di nostalgia, e le reunion di band degli anni ’90 sono quasi sempre un successo sicuro. Concerti di grandi dimensioni, come quelli annunciati per Wembley e Glastonbury, garantiranno incassi enormi, e molti sospettano che dietro questa operazione ci sia una precisa strategia di marketing più che un desiderio di innovazione musicale.
Critiche sul fronte commerciale non mancano: i concerti saranno eventi di massa e non è difficile immaginare che le vendite di biglietti voleranno, alimentate dalla leggenda costruita attorno ai fratelli Gallagher e dal mito degli Oasis. Questa reunion è davvero un ritorno musicale, o piuttosto l’ennesimo capitolo della continua mercificazione della musica, trasformata in un’industria senza anima, volta solo al profitto? I dubbi, in effetti, sono più che giustificati.
Le Origini del Conflitto e il Futuro Incerto
Vale la pena ricordare che il successo degli Oasis non è mai stato solo musicale. La loro faida interna, che culminò con lo scioglimento del 2009, fu un dramma pubblico tra due fratelli apparentemente incapaci di lavorare insieme. Sebbene ora sembrino aver messo da parte le loro differenze, ci si chiede se questo riavvicinamento sia reale o semplicemente una tregua temporanea per capitalizzare sul successo economico che una reunion potrebbe generare.
Le lotte intestine e le tensioni tra i membri della band, in particolare tra Liam e Noel, hanno sempre giocato un ruolo importante nella narrativa attorno agli Oasis. Gli spettatori di oggi, così come quelli del passato, sono ancora attratti da questo conflitto quanto dalla loro musica. E c’è da chiedersi: il pubblico assisterà a un ritorno trionfale della band o alla riaccensione delle vecchie dispute?
Il Mercato della Nostalgia
Le reunion di band leggendarie non sono affatto nuove, e molti esempi dimostrano come la nostalgia sia una leva potente per riempire stadi e generare profitti, senza che ci sia un reale sforzo artistico dietro. Anche gli Oasis, con il loro ritorno, sembrano seguire questa tendenza. Vediamo alcuni casi simili.
- Guns N’ Roses: Riunitisi nel 2016 dopo anni di tensioni, Axl Rose e Slash hanno intrapreso il tour Not In This Lifetime, che ha generato miliardi di dollari. Tuttavia, non è stato pubblicato nessun nuovo album di rilievo. Il tour ha fatto leva esclusivamente sui successi del passato, confermando che l’obiettivo principale era monetizzare la nostalgia.
- Blur: Rivali storici degli Oasis, i Blur si sono riuniti per vari tour e hanno pubblicato un album nel 2015, The Magic Whip. Tuttavia, anche per loro, il vero successo è arrivato dalle tournée piene di vecchi successi degli anni ’90. Ancora una volta, è stato annunciato un nuovo tour, ma senza nuovi progetti discografici, dimostrando che il palco serve soprattutto a sfruttare il passato senza sforzi creativi.
- Spice Girls: Riunitesi nel 2019 senza Victoria Beckham, le Spice Girls hanno venduto migliaia di biglietti in tutto il mondo, basandosi esclusivamente sul loro successo negli anni ’90, senza produrre nuovi brani.
- Sex Pistols: I Sex Pistols si sono affermati come “simbolo di ribellione e contestazione del sistema capitalista”, negli anni ’70, con brani come God Save the Queen e Anarchy in the UK che incarnavano la sfida all’autorità e alle convenzioni sociali. Tuttavia, le loro reunion, come quella del 1996 e altre successive, appaiono oggi come un chiaro paradosso. Pur avendo criticato duramente il capitalismo nelle sue espressioni, quindi anche l’industria musicale e le multinazionali che la governavano, si dovrebbe pensare, hanno contribuito fortemente all’arricchimento di quelle multinazionali, pubblicando i loro album, non con piccole etichette sconosciute, per una redistribuzione della ricchezza, ma con quei colossi – EMI, Warner Bros e Virgin, che garantivano loro di arricchire i propri forzieri, govfiarli di quello “sporco denaro sterco del diavolo che è il capitalismo”. E in virtù di questo si sono riuniti più volte, cioè dopo più volte che si erano divisi già dopo il terzo anno di attività, producendo un album, a cui seguiva il tour e nuovo scioglimento, per ritrovarsi dopo pochi anni, riunisrsi, nuovo album, nuovo tour e nuovo scioglimento.
Tanto odioso il capitalismo che insomma, ogni tanto era necessario ribadirlo!
Tutte queste reunion dimostrano che, per molte band, il palco è semplicemente un bancomat, senza alcuna novità o sforzo creativo. La stessa dinamica sembra applicarsi agli Oasis, che non hanno annunciato alcun nuovo album in vista del tour. Preparate i popcorn.