DAI CHE QUESTA VOLTA
CE LA FACCIAMO!
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Un tavolo di discussione permanente che studi piani di sviluppo con interventi strutturali e continui
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Prevede l’iscrizione semplificata con codice QR a INPS e INAIL, in virtù di agevolazioni fiscali al committente. Sebbene il dilettantismo sia preservato, la distinzione dal professionismo permetterà di stabilire soglie minime di compenso. Ciò scoraggerà valutazioni basate sul costo privilegiando la qualità. Anche gli artisti godranno di vantaggi, come illustrato nei punti successivi.
Vantaggi fiscali progressivi: più saranno gli eventi culturali dimostrabili, grazie alle fatture degli artisti iscritti al Registro, più basse saranno le imposte sugli incassi di tali eventi.
Le discoteche ormai non sono luoghi di socializzazione, ma caratterizzate da comunicazione minima, abuso di alcol e droghe, risse, violenze, e finanche stupri. Senza dimenticare le cosiddette “stragi del sabato sera”. Un settore in irreversibile crisi che solo un ragionevole e radicale cambio di rotta potrebbe risolvere. Diventando spazi di vera aggregazione con spettacoli continui e diversificati secondo le capacità della direzione artistica. Si svilupperebbero più occasioni di lavro per gli artisti. La condivisione dell’arte e lo spettacolo per contrastare la cultura dello sballo. Strategia di sicura efficacia invece di inutili spot dal sapore ipocrita.
Si chiede di intervenire presso gli organismi di gestione del diritto d’autore perché riducano proporzionalmente il costo dei permessi per la musica dal vivo, notoriamente elevati. È essenziale riconoscere la differenza fra esecuzioni dal vivo, con un apporto tecnico e intellettuale significativo (come nel jazz, rock, blues), e la mera riproduzione di opere fonografiche (come nei DJ set). Modalità che ingiustamente vengono parificate.
Con costi più bassi i gestori saranno incentivati a organizzare più eventi. Questa richiesta, insieme ad altre tre precedenti, genererebbe effetti positivi in:
1) aumento del numero degli spettacoli;
2) aumento di lavoro per gli artisti;
3) emersione dal sommerso;
4) più avventori nei locali;
5) aumento dei consumi;
6) più lavoro per il personale;
7) più locali potranno aprirsi ad eventi di spettacolo;
È necessario istituire un nuovo equo compenso per gli artisti che si esibiscono dal vivo, opere fruite e videoregistrate dal pubblico e diffuse online. Questo compenso non comporterebbe costi per lo Stato poiché sarebbe finanziato dai fondi raccolti dalla SIAE per la “copia privata” (cfr. “diritto di estemporizzazione”).
I musicisti che vivono delle esibizioni dal vivo sono spesso l’anello debole del settore, pur generando ricchezza per autori ed editori. Il loro contributo intellettuale non è riconosciuto come quello degli “Artisti, Interpreti Esecutori” delle opere video-fonografiche.
È necessario un intervento normativo per ampliare il concetto di “interpretazione” e aggiornare la figura degli “Artisti Interpreti ed Esecutori” (artt. 80 e seguenti della l.d.a. 633/41) in accordo con la ricerca musicologica. L’interpretazione deve includere l’estemporizzazione e l’improvvisazione, richiedendo una normativa che tuteli il gradiente creativo. In caso contrario, si rischia di non riconoscere un secolo di esperienze formali, danneggiando gli artisti non adeguatamente tutelati.
La SIAE ha eliminato i “borderò” per gli eventi privati (feste, matrimoni, ricorrenze), pur mantenendo l’obbligo di pagamento dei diritti d’autore. Mossa astuta quanto ingiusta. A causa di ciò non si conoscono le opere eseguite durante gli eventi e i lavoratori vengono esclusi dal rapporto contrattuale tra SIAE e organizzatori. Invece di contarstarlo così si favorisce il lavoro sommerso. Il borderò SIAE fungeva da presidio di legalità e deterrente contro gli esercenti scorretti, grazie alla digitalizzazione e all’obbligo del “Certificato di agibilità” ex Enpals, ora INPS.
Si chiede di semplifcare gli adempimenti burocratici tutelando i lavoratori tramite il borderò SIAE, che fornisce prova certa delle prestazioni svolte.
Il ripristino del borderò per eventi privati deve essere seguito da una soluzione definitiva per la ripartizione analitica dei ricavi in questo settore, che dal 2013 sono ripartiti dalla SIAE in base a criteri statistici.
Inoltre, la presenza di diversi organismi di gestione dei diritti d’autore complica il compito degli organizzatori di eventi. È necessaria una soluzione che semplifichi gli adempimenti, come un database unico delle opere tutelate, per favorire la diffusione della cultura musicale, il lavoro degli artisti e la corretta remunerazione degli autori.
Le A.I. generative stanno rapidamente integrandosi nei processi produttivi e nei consumi quotidiani, grazie alla loro facilità d’uso e alla velocità di sviluppo. Presto, i prodotti audio, video e fotografici creati con A.I. generative saranno indistinguibili da quelli realizzati dall’ingegno umano. È urgente accelerare il dibattito sull’argomento, seguendo l’esempio dell’A.I. Act del Parlamento Europeo, per tutelare artisti e consumatori. Proponiamo l’obbligo di un “watermark” specifico sulle opere generate da A.I. e regole stringenti sull’addestramento delle A.I. usando il patrimonio artistico esistente. La rivoluzione delle A.I. potrebbe danneggiare molti artisti tradizionali, quindi è essenziale studiare nuove soluzioni di reddito e welfare per loro.
La normativa del lavoro nello spettacolo penalizza sia gli artisti sia i datori di lavoro, spesso non strutturati per gestire tutte le pratiche obbligatorie e i relativi costi. Le aliquote contributive elevate aumentano il costo del lavoro e favoriscono il lavoro sommerso. Inoltre, le spese sostenute dagli artisti (trasporti, manutenzione strumenti, ecc.) sono difficilmente detraibili dall’imponibile su cui si calcolano i contributi.
È necessario semplificare e riformare le norme fiscali e contributive per favorire la regolarizzazione dei lavoratori dello spettacolo, ottenere remunerazioni adeguate, ridurre la pressione sui committenti e aumentare le entrate per lo Stato. Chiediamo al Ministero del Lavoro e all’INPS di abolire l’adempimento del modello UNIEMENS per lo spettacolo, un duplicato complesso di altre comunicazioni telematiche che richiede l’uso di un Consulente del Lavoro, aumentando i costi di gestione. Prima dell’assorbimento dell’Enpals nell’INPS, la dichiarazione contributiva mensile era semplice e accessibile. Lo spettacolo, data la sua particolarità, necessita di applicativi dedicati, non degli stessi pensati per grandi aziende.
L’uso degli animali nei circhi è anacronistico e fortemente osteggiato: secondo un’indagine di EURISPES, il 71,4% degli italiani è contrario. È ora di cambiare! Seguendo esempi virtuosi come il Cirque du Soleil, dove si esibiscono solo artisti, si possono creare nuove opportunità di lavoro per circensi, musicisti e altri professionisti, attirando un pubblico che non vuole vedere animali costretti a comportamenti innaturali. Molti paesi europei hanno già adottato questo cambiamento.
Mantenere l’IVA al 22% sugli strumenti musicali vuol dire negare a molti artisti la possibilità di suonare e studiare su strumenti di alta qualità. Il provvedimento inoltre, potrebbe dare nuova linfa vitale ad un settore già in forte crisi che mette il nostro Paese agli ultimi posti in Europa, per la vendita degli strumenti musicali.
Attualmente, in Italia, le vendite di opere d’arte hanno aliquote differenti: al 22% se vendono le gallerie d’arte o altri soggetti, al 10% se vende l’artista stesso. Uniformare l’aliquota favorirebbe la regolarizzazione fiscale di molti operatori che spesso ricorrono al nero. Inoltre, rendendo l’acquisto di opere d’arte fiscalmente detraibile, come in molti altri Paesi, le vendite aumenterebbero significativamente, aiutando concretamente gli artisti.
Approssimativamente solo il 30% della popolazione vive nelle città capoluogo di provincia, dove è indiscutibilmente maggiore la possibilità di fruire di arte e cultura, quindi ai costi per gli accessi si devono aggiungere anche quelli per gli spostamenti. Chiediamo che venga garantito a tutti gli artisti iscritti al Registro l’accesso gratuito – come già avviene per esempio, per i giornalisti – a musei e fondazioni pubbliche, sia per le collezioni permanenti che per tutte le mostre temporanee, oltre che sconti importanti per i concerti.
Chiediamo che vi sia una reale volontà e un impegno nell’applicare in modo esteso e continuativo questa legge e che siano approntati di conseguenza gli strumenti necessari di vigilanza e controllo affinché ciò accada. Chiediamo, inoltre, che vengano inseriti nell’ambito di applicazione della legge gli edifici pubblici di alloggi popolari, le scuole e le università.
Il legislatore dovrebbe adottare terminologie e categorie che riflettano le diverse espressioni musicali, non solo quelle promosse da associazioni di categoria o politici. Un esempio è la dicitura “MUSICA POPOLARE CONTEMPORANEA”, ritenuta antiscientifica dagli studiosi, presente nel D.M. 27 luglio 2017 e nel “Codice dello Spettacolo” L. 22.11.2017 n. 175. In Italia, “popolare” si riferisce alle tradizioni orali delle culture rurali, non alle produzioni pop, rap o d’autore, una traduzione fallace di “popular music”. Anche l’aggettivo “contemporanea” genera confusione, indicando in realtà la tradizione scritta occidentale accademica dal secondo Novecento. Una tassonomia confusa e antiscientifica contrasta con l’insegnamento universitario e dirotta risorse pubbliche su basi ideologiche e politiche. Un Ordine del Giorno del “Codice dello Spettacolo” 2017 impegnava il Governo a chiarire tale espressione con esperti musicologi (OdG 9/4652/16, Camera dei Deputati 8.11.2017).
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