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di Giovanna Genovese
Jorit, uno dei massimi esponenti della street art internazionale, torna a far parlare di sé, e lo fa… In grande, con l’annuncio, direttamente dal suo profilo Facebook, della realizzazione di una gigantesco ritratto di Rosa Parks.
La mastodontica opera -si parla di circa 1.500 m²- è stata eseguita presso il piazzale della stazione di Quarto Officina, in prossimità della fermata ferroviaria posta sulla Ferrovia Circumflegrea gestita dall’EAV. Si tratta del pezzo più grande fino ad ora realizzato dal celebre artista napoletano.
Date le enormi dimensioni, il murale è stato dipinto per terra, e a breve sarà visibile a tutti grazie ad un video ripreso dall’alto, da un drone. L’artista racconta di aver eseguito il primo graffito proprio in questo piazzale, esattamente 15 anni addietro, e per l’occasione si è raffigurato, seppure in modo quasi impercettibile, in alto a destra.
Un pezzo grosso… Della street art
Jorit, classe 1990, esordisce come writer, eseguendo illegalmente tag e graffiti su treni e muri. A partire dal 2005 il suo linguaggio migra verso uno stile più figurativo e dal 2013 in poi si concentra esclusivamente sulla raffigurazione realistica di volti umani.
Questa evoluzione è dovuta al suo primo viaggio in Africa, e ai contatti con la scuola internazionale d’arte “Tinga Tinga” e i suoi artisti dal grande talento tecnico e creativo, che lo spingono ad affinare le sue capacità pittoriche e soffermarsi sui particolari e i volti.
Il continente africano e la sua cultura influenzano profondamente l’artista partenopeo, contribuendo a gettare le basi di tutta la sua poetica: da qui il climax dell’appartenenza alla tribù, che si risolve in un parallelismo con le CrewHip Hop e le Yard di graffitari, evidente già nel primo periodo della sua carriera, in cui ritrae personaggi della scena rap italiana, realizzati a Quarto, Pianura, Agnano e Pozzuoli, tra cui possiamo ricordare Zulù, Clementino, Salmo, Rocco Hunt; così come le inconfondibili strisce rosse sulle guance dei protagonisti, che richiamano i rituali africani e più precisamente quello legato al passaggio dall’infanzia all’età adulta, ovvero il momento in cui un individuo diventa parte attiva della sua comunità.
I soggetti, eseguiti con una magistrale capacità di esecuzione della tecnica pittorica tramite l’uso di bombolette spray, sono personaggi pubblici come attori, calciatori, cantanti, rivoluzionari, ma anche uomini comuni impegnati in prima persona nella lotta per i diritti. Le opere sono arricchite da numerosi messaggi mimetizzati, soprattutto a sfondo politico. I temi sociali caratterizzano fortemente tutta la sua produzione, come in “Gennaro”, murale nel centro storico di Napoli, a pochi passi dal Duomo, in cui utilizza il volto di un operaio – Gennaro, appunto- per l’impersonificazione del santo patrono, o il murale dedicato alla giovane attivista Ahed Tamimi relizzato sulla barriera di separazione israeliana nei pressi di Betlemme, che gli è costato un foglio di via dal territorio israeliano per la durata di 10 anni e 24 ore di carcere.
Già da giovanissimo, Jorit riesce a conquistare i favori di critici del calibro di Achille Bonito Oliva e l’interesse di prestigiose istituzioni museali, tanto da diventare oggetto di studi e trattati universitari.
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Arte e diritti, per tutti.
La militanza politica e le radicate convinzioni che lo hanno da sempre avvicinato ai movimenti no-global hanno fatto sì che, nonostante la notorietà acquisita, l’artista sia rimasto nel tempo fedele a tematiche come la rivendicazione dei diritti sociali e ai principi dell’arte di strada, gratuitamente fruibile da tutti.
In reazione ad un fenomeno internazionale della portata di Black Lives Matters, tornato all’apice dell’attenzione pubblica dopo le vicende di quest’estate legate all’omicidio di George Floyd, l’ultima opera di Jorit contribuisce a celebrare uno dei personaggi più importanti nella storia dei diritti delle comunità afroamericane negli Stati Uniti: Rosa Parks, l’attivista divenuta un’icona assoluta del movimento per i diritti civili per essersi rifiutata, nel 1955, di cedere il posto su un autobus a un bianco, dando poi origine al boicottaggio dei bus a Montgomery e a una lunga serie di manifestazioni non-violente rimaste nella storia.
In precedenza, l’artista aveva omaggiato Martin Luther King e, recentemente, lo stesso Floyd.